lunedì 4 gennaio 2021

Vacanza in Africa

COME AVREI POTUTO INIZIARE IL RACCONTO

Mia moglie Vanessa ed io abbiamo entrambi 41 anni e siamo sposati da 13.

Abbiamo un figlio di 7 anni e, nell'ultimo anno, proprio quando abbiamo deciso - un po' tardi - di dargli un fratellino o una sorellina, mia moglie è entrata in menopausa precoce, cosa che, a quanto ci hanno detto, capita al tre-quattro per cento delle donne di questa età.

La cosa ha avuto un impatto anche sulla nostra vita sessuale: mentre prima eravamo piuttosto attivi - come può esserlo una coppia che lavora e che ha figli - con la menopausa la sua passione è calata.

Talvolta le capita anche di non bagnarsi a sufficienza (effetto collaterale della menopausa): un lubrificante intimo risolve il problema, ma io sento che la sua libido, quando non si bagna spontaneamente, non è quella dei tempi migliori.


Nei giorni in cui lei ha voglia, facciamo sesso in modo anche molto intenso, e devo piacevolmente ammettere che, dopo i 35 anni, Vanessa è diventata più disinibita: ha iniziato a depilarsi frequentemente la figa,  e a letto mi concede cose che prima avvenivano molto raramente: pompino con ingoio, sborrata in faccia e sesso anale, che lei apprezza molto… anche se entrambi abbiamo una vera e propria passione per un intramontabile classico: fare l'amore nella posizione del missionario, con sborrata nella figa.

Questo è un effetto collaterale positivo della menopausa: non usiamo più il preservativo, e a me piace molto venirle dentro. Dopo averla baciata a lungo (siamo ancora innamorati, dopo tanti anni!), adoro uscire lentamente da lei con il cazzo ormai moscio e osservare da vicino la sua figa gocciolare.


Per quanto riguarda le nostre fantasie sessuali… Beh, forse dovrei parlare delle mie fantasie sessuali, visto che lei è piuttosto tradizionalista: da qualche anno andiamo insieme nelle saune naturiste, prende il sole in topless e talvolta esce di casa con vestitini corti e aderenti piuttosto sexy, ma nulla di più.

A me piace vedere mia moglie ammirata e desiderata dagli altri uomini… mi sarebbe piaciuto fare con lei uno scambio di coppia, o condividerla con un altro uomo; visto che è molto brava a rilassarsi e ad accogliermi nel sesso anale, sono sicuro che avrebbe potuto ricevere una doppia penetrazione come una pornostar… e mi sarebbe piaciuto anche solo guardarla con un altro. 
O con un'altra: lei era la protagonista di tutte le mie fantasie erotiche: mi capita di immaginare lei intenta a fare sesso con un altro molto più spesso di quanto mi capitasse di immaginare me stesso con un'altra donna.

Ma, come dicevo, queste fantasie sono mie: lei mi ascolta, talvolta si eccita quando le dico di immaginare di essere posseduta da un altro uomo mentre facciamo l'amore con me... ma tutto finisce lì.



Fisicamente siamo entrambi piuttosto giovanili, ma lei in modo particolare: forse perché porta una seconda o poco più di reggiseno (tette piccole e decisamente sode), nessuno le dà più di 33-34 anni. Vanessa è magra, ma non un palo: il suo sedere è deliziosamente perfetto, e talvolta indossa un tanga o un costume ridotto che ne evidenzia la meravigliosa forma.




































COME E' CAMBIATA LA REALTA' ATTUALE, E  PERCHE'

Quello che ho scritto valeva fino a qualche mese fa.
Ma ultimamente, in realtà, tutto è molto diverso rispetto a quello che ho appena descritto.
Non riesco nemmeno a realizzare completamente quello che è successo.
Forse è meglio che lo scriva.

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L'anno scorso decidemmo di trascorrere le vacanze in Africa, con l'obiettivo di ammirare gli spettacolari paesaggi e la fantastica fauna locale da vicino, ma soprattutto per consolarci per aver scoperto di non potere avere più figli.
Scegliemmo un tour operator che ci offriva dapprima qualche giorno al mare, a Zanzibar, poi un trasferimento nel centro del continente, per scoprire le foreste tropicali utilizzando una barca che avrebbe navigato lungo il fiume Congo, alla ricerca dell'Africa meno turistica, e infine altri tre giorni a Zanzibar.

Per evitare di sottoporlo alla profilassi - e anche per essere più liberi - Vanessa ed io decidemmo di viaggiare da soli, senza nostro figlio.

Il primo giorno di vacanza andammo alla spiaggia, e trascorremmo una piacevole giornata di sole e mare. La Tanzania è un paese a maggioranza islamica, per cui a Zanzibar non è consentito il topless, e mia moglie non voleva turbare gli abitanti del posto.

Il secondo giorno erano previsti forti venti, per cui ci limitammo ad andare nella piscina dell'hotel.
Vanessa pensò che quel contesto era molto più isolato rispetto al mare, e quindi sarebbe stato impossibile incontrare un integralista religioso ipersensibile.

Così mi accorsi che mia moglie aveva voluto farmi una piacevolissima sorpresa: aveva comprato e messo in valigia un costume da bagno decisamente sexy: la parte inferiore era un tanga con un triangolino minuscolo (se non si fosse depilata la figa, i peli ne sarebbero usciti), e il top era costituito da due altri triangolini quasi trasparenti e molto sottili, che non lasciavano quasi nulla all'immaginazione.






















Quel giorno ebbi bisogno di stare molto spesso sdraiato a pancia in giù per nascondere che mia vedere moglie quasi nuda in mezzo ad altri uomini mi causava frequenti erezioni… E che uomini: il bagnino della piscina era un gigantesco fusto dalla pelle color ebano, ma anche il personale maschile del bar era decisamente in buona forma.

La sera, tornati nella nostra camera d'albergo, le strappai quasi brutalmente il costume di dosso e le chiesi "Ti è piaciuto provocare gli altri uomini, vero?".
"No..." rispose "Io volevo solo abbronzarmi il più possibile".
Le dissi "Ho visto come gli altri uomini ti guardavano… e ho visto che ogni tanto anche tu ricambiavi il loro sguardo… sono sicuro che, se io non fossi stato lì avresti flirtato con qualcuno di loro".
Lei rispose "Ma cosa dici… con dei perfetti sconosciuti…".

Proseguii "Proprio per quello: nessuno avrebbe mai saputo niente. Un'avventura senza conseguenze… Sto pensando ad una situazione… Giochiamo a palla in piscina… Il bagnino di colore è nella tua squadra… quando vi tuffate per recuperare la palla, spesso i vostri corpi si toccano… la tua schiena sente i muscoli del suo petto… il tuo sedere nudo sente le sue possenti gambe… Senza farti notare, sott'acqua gli infili la mano nel costume e scopri che ha un cazzo notevole… già mezzo in erezione… Lo masturbi delicatamente…"

Poi mia moglie mi sorprese: di solito ascoltava le mie fantasie erotiche (dove lei si comportava da troia), e molto raramente le proseguiva aggiungendo dei dettagli. Questa volta lo fece.
Disse "Poi lui mi infila un paio di dita nello slip… si accorge che sono bagnata, e non per l'acqua della piscina… Mi tremano quasi le gambe per l'eccitazione… Senti, Giorgio, mi sto bagnando davvero!".
Le infilai un dito nella figa ed ebbi la conferma: mia moglie si stava bagnando immaginando di essere toccata da un altro uomo… doveva essere uno dei rari giorni fortunati in cui assecondava le mie fantasie con convinzione!

Vanessa proseguì "E' enorme… mi infila un dito nella figa ed è grosso quasi quanto il tuo cazzo… Dopo un breve contatto sento che sto già per venire, ma non voglio che succeda davanti a tutti e mi allontano…".

Io mi sdraiai sul letto, e senza bisogno di parole o di preliminari Vanessa si impalò sul mio cazzo.
Le dissi "Sei sconvolta dalla voglia… io non ho capito quello che è successo, e tu esci dalla piscina per andare nel bagno dell'albergo… ".
Lei andò avanti "Tu mi saluti e continui a giocare a palla… Non ti accorgi nemmeno che esce dalla piscina anche il bagnino… mi segue…".

Proseguii "Il bagnino entra nel bagno delle donne, senza bussare, e trova che ti sei spogliata e ti stai masturbando in piedi, davanti agli specchi…".
Vanessa disse "Sì... mi sto masturbando pensando a lui… Mi giro verso di lui… ".
Aggiunsi "E' nudo… Ti solleva come un fuscello per le ascelle… Tu ti aggrappi al suo muscoloso collo...".
"E poi lui mi entra dentro, tutto di un colpo… col suo grosso cazzo nero… godo…".

Il mio cazzo, dentro la figa di mia moglie, sentì un improvviso ed enorme flusso di calore umido. Mia moglie si era bagnata come non mai pensando al cazzo di un altro uomo dentro di lei, e poi era venuta con un orgasmo intenso.
Venni anch'io dentro di lei, ma sentirla partecipare alla mia fantasia erotica fece sì che la mia erezione non diminuisse.



Mia moglie continuò a immaginare, mentre scopavamo "Poi mi porta nella sua camera da letto, si mette sopra di me e continua a scoparmi furiosamente… Mi fa godere…".
Mi girai anch'io e la scopai stando sopra di lei, e sentii che gli orgasmi che sta immaginando erano anche reali… Non le era mai capitato di avere tre orgasmi di fila, ma questa volta sta battendo tutti i suoi record! 
Con i suoi umori e il mio sperma, la sua figa era un lago: c'era anche una macchia larga trenta centimetri sotto di lei… forse aveva squirtato!

Sentii che sto per sborrare di nuovo, e chiesi a Vanessa "Adesso il negro sta per venire… Ti dice che gli piacerebbe sborrarti sulle tette…".
Mia moglie rispose "Ma io lo stringo con le gambe intorno a me e gli dico «Vienimi dentro! Voglio sentirti schizzare dentro di me!»"... ed era un pensiero troppo eccitante perché io potessi resistere un istante di più: sborrai dentro di lei, mentre lei raggiungeva il suo ennesimo orgasmo pensando allo sperma del suo amante di colore dentro di lei.


Una scopata incredibile. Eravamo esausti.

Ci baciammo teneramente, dicendoci quanto ci amavamo, e ripetendo tutti i dettagli che ci avevano eccitato. Conclusi "Ti sei fatta scopare senza avergli nemmeno chiesto come si chiamava.". Lei rispose "Sì, non mi ero mai sentita così puttana, ed è stato così eccitante… Comunque il bagnino si chiama Mike!".
Dopo qualche minuto ci addormentammo, abbracciati e fradici.


Trascorremmo anche il terzo giorno in piscina, dove ovviamente non successe nulla, ma la sera inventammo una nuova fantasia in cui mia moglie coinvolgeva i due ragazzi, anch'essi di colore, del bar.
Nel racconto di quella sera lei si impalò sopra di uno di loro e l'altro, dopo averle lubrificato e stimolato con un dito l'ano, la scopò da dietro, realizzando una doppia penetrazione. 
Nella nostra camera da letto, mentre la scopavo, le infilai un dito nel culo… ma non capii se era stato il mio stimolo o la fantasia di dover gestire due cazzi neri a farla bagnare, di nuovo, come una troia.
La fantasia del terzo giorno di vacanza si concluse con una doppia sborrata in bocca da parte dei ragazzi di colore, mentre nel mondo reale fui io a sborrare in bocca a mia moglie.


Il giorno dopo dovevamo svegliarci all'alba per il trasferimento verso il Congo centrale per cui, dopo qualche minuto di coccole, ci addormentammo.

Ad un certo punto, nella notte, qualche rumore mi svegliò. Ancora con gli occhi chiusi, mi girai lentamente verso mia moglie. Il rumore, qualunque cosa fosse, cessò.
Ma, prima che mi riaddormentassi, il rumore ricominciò.
Così capii che mia moglie, nel nostro letto, si stava masturbando! Si accarezzava un seno con la mano sinistra, si sgrillava con la mano destra, si mordicchiava il labbro inferiore e sussurrava "Mike... sììì… prendimi…".

La situazione per me era incredibilmente eccitante: era fantastico intravedere e sentire mia moglie coinvolta in un tradimento immaginario non perché l'avevo stimolata io, ma in modo del tutto spontaneo… e con un giovane e muscoloso stallone di colore era davvero sconvolgente!

Decisi di fare finta di dormire: non volevo che la fantasia di mia moglie svanisse, una volta scoperta, e mi godetti la scena fino all'orgasmo, accompagnato da spasmi e gemiti, da parte di Vanessa.



Dopo qualche istante mia moglie, ormai appagata, ricominciò a dormire profondamente.


Il giorno successivo lasciammo la maggior parte dei bagagli nell'albergo e prendemmo un aereo che ci portò da Zanzibar alla Repubblica Democratica del Congo, dove incontrammo Francis, la nostra guida. Anche lui era di colore, ma abbastanza anziano, forse vicino ai sessant'anni.
Quasi automaticamente pensai che, quella notte, forse Vanessa ed io avremmo fantasticato su un coinvolgimento di Francis nelle nostre avventure erotiche immaginarie, ma poi mi concentrai sulle spiegazioni sul viaggio.

Quel giorno le condizioni meteo non erano le migliori possibili nella stagione, ma Francis disse che aveva visto di peggio, per cui salimmo sulla piccola barca che avrebbe percorso, contro corrente, il fiume Congo e che ci avrebbe condotto nell'Africa meno esplorata.

Vanessa non era sexy come nei giorni precedenti, con quei microbikini scandalosi, ma era comunque molto carina, con una camicia e dei pantaloncini color sabbia piuttosto aderenti, e la mia impressione fu confermata dal fatto che Francis tendeva a distrarsi dal timone e ad ammirarla.



Nel tardo pomeriggio, il cielo si oscurò improvvisamente. Sembrava che un grosso temporale fosse in arrivo. 
E Francis non riuscì a prevedere la velocità e la forza del fenomeno.

Lungo il fiume che stavamo tranquillamente percorrendo, nel giro di due minuti comparvero onde alte oltre mezzo metro, decisamente più forti di quelle che la nostra barchetta avrebbe potuto reggere.

Francis ci disse che la situazione poteva essere pericolosa e che occorreva raggiungere la riva ma, non appena iniziò a modificare la traiettoria, il timone si spezzò e la barca si rovesciò.

Vanessa ed io riuscimmo a raggiungere faticosamente una roccia vicino alla riva.

Per una buona decina di minuti non riuscii a fare altro che cercare di incoraggiare Vanessa a non mollare la presa e a non farsi trascinare dalla corrente, come era successo a Francis.

Ma, improvvisamente, sulla riva vedemmo degli indigeni.
Ci lanciarono due robuste corde, a cui Vanessa ed io ci aggrappammo, e ci portarono al sicuro, a riva.
Al sicuro? Eravamo soli, in un continente sconosciuto, in una zona forse inesplorata, in mezzo a degli indigeni che, ora che eravamo in mezzo a loro, erano piuttosto inquietanti.


Avevano la pelle molto scura, salvo per alcuni di loro, che erano leggermente più chiari. Erano molto alti (il più basso fra di loro era comunque 10 centimetri più alto di me), muscolosi, e seminudi: solo una pelle di animale copriva loro i genitali.
E ci avevano circondato.

Provammo a sorridere, a parlare con voce dolce, ma le loro espressioni severe non cambiarono.


Ad un certo punto, nel gruppo di uomini che ci circondava si aprì un varco, che fu attraversato da una donna che poteva avere una sessantina d'anni. Ed era bianca! Anche lei indossava solo una pelle di animale che la copriva poco, lasciando in evidenza le sue tette cadenti.

Con nostra enorme sorpresa, ci parlò in inglese.
Ci disse che lei viveva con la tribù da una trentina d'anni, e che sarebbe stata la nostra interprete.
Prima di tutto ci tranquillizzò, dicendoci che la tribù non ci avrebbe fatto del male: non erano cannibali, non uccidevano i prigionieri, e chissà perché volle aggiungere che non stupravano né imponevano rapporti sessuali ai bianchi  a meno che questi non fossero d'accordo.

Ci disse che la tribù si sarebbe volentieri presa cura di noi, che ci avrebbe aiutato a ritornare alla civiltà, ma l'unico modo per farlo era percorrere il fiume, e che per costruire una zattera avrebbero dovuto lavorare alcuni giorni.
Noi saremmo stati loro ospiti, e in cambio avremmo dovuto solo raccontare qualcosa sul mondo esterno.

Ci venivano chieste solo due cose: dovevamo dire sempre e solo la verità, e adeguarci al loro abbigliamento.

Uno dei neri ci mostrò due brandelli di pelle che, se volevamo, avrebbero costituito il nostro unico vestito per i successivi giorni.

Vanessa ed io ci guardammo negli occhi e, sia pure con un certo imbarazzo, decidemmo di accettare: ci spogliammo e indossammo quel rudimentale prototipo di mutande.

Notai che gli sguardi dei neri si concentrarono sul bel corpo di mia moglie, e soprattutto sulle sue sode tettine, ma uno di loro notò che il brandello di pelle che copriva il mio pene era sollevato, disse qualcosa agli altri e tutti risero. Forse era la prima volta che vedevano un uomo che si eccitava quando la sua donna era seminuda in mezzo a tanti altri uomini… o forse, pensai, quei giganti neri consideravano divertenti le dimensioni del mio pene, piuttosto piccolo in confronto ai loro.


La mia erezione svanì velocemente e percorremmo un sentiero che conduceva al villaggio. Camminai vicino a mia moglie, tenendola per mano come per ricordare che lei era "mia", anche se sapevo che non avrei potuto affatto proteggerla se il gruppo di neri avesse voluto abusare di lei  Ma confidavo sul fatto che la violenza fosse veramente vietata, in quella tribù.

La vecchia bianca ci indicò una capanna in cui riposare dopo la brutta avventura che ci era capitata, e ci disse che i maschi della tribù sarebbero andati a raccogliere del legno per costruire la zattera. Mi offrii di aiutarli, ma disse che nella giungla mi sarei messo in pericolo e che era più utile se rimanevo nella capanna.

La vecchia ci preparò un infuso di erbe per rilassarci, che come effetto collaterale ci fece precipitare in un immediato profondo sonno ristoratore.

Quando ci risvegliammo era già buio. Si vedeva la luce di un fuoco fuori dalla nostra capanna, e si sentiva il rullo di tamburi.

Non sapevamo se la vecchia bianca ci avesse sorvegliato o se fosse capitata per caso proprio in quel momento, ma la trovammo sull'uscio della capanna. Ci disse che erano in corso una festa per il nostro salvataggio.


Ci unimmo al gruppo, mettendoci intorno ad un grande fuoco, in un cerchio che aveva una quindicina di metri di diametro, con diverse decine di indigeni tra uomini, donne e ragazzi.

Ci portarono qualcosa di sconosciuto ma buono da mangiare e bere, mentre la vecchia, vicino a noi, ci traduceva il discorso che l'anziano capotribù stava facendo: poetiche parole sull'amicizia, sull'accoglienza e sull'aiuto a chi ha bisogno.

Il capotribù disse qualcosa alla interprete, che ci disse "Vuole sapere come mai siete qui. Vuole sapere la verità.".
Non so neanche come feci a raccontare a degli sconosciuti un fatto così personale, ma risposi che avevamo scelto questa vacanza per non pensare al fatto che non potevamo più avere figli.

La vecchia tradusse il messaggio al capotribù, che fece cenno di sì con la testa, ma senza aggiungere altro.

Il rituale della serata prevedeva, dopo la cena, una sorta di ballo, e la tribù coinvolse anche me e Vanessa.
Lei venne circondata da una dozzina di sorridenti giganti neri, io da una decina di donne di colore (giovani e meno giovani, con seni sodi e cadenti), e per alcune decine di minuti praticammo il ballo locale, che per mia fortuna consisteva semplicemente nel saltare da fermi.
Ogni tanto vedevo mia moglie saltare, sorridendo, a seno nudo in mezzo a tanti uomini di colore, e lo spettacolo delle sue sode tette che rimbalzavano era decisamente interessante, anche se non c'era nessuna implicazione sessuale.


Ad un certo punto, il suono dei tamburi cessò.

La tribù si rimise velocemente in cerchio, e così facemmo Vanessa e io solo che, siccome le danze si erano interrotte quando eravamo lontani, questa volta non riuscimmo a sederci vicini.

Il capotribù indossò un copricapo costituito da una testa di leone e pronunciò un breve discorso, al termine del quale la traduttrice disse ad alta voce che ora, grazie ai poteri della luna piena, lui era lo stregone. E, in effetti, la luna era al massimo del suo splendore.

Lo stregone, tradotto quasi simultaneamente dalla vecchia,  disse che era dovere del suo popolo aiutare gli ospiti. Disse che la luna piena avrebbe guarito Vanessa.
Vanessa rivolse uno sguardo dubbioso e un po' preoccupato alla interprete, che precisò "Ti guariranno dalla sterilità".

Lo stregone pronunciò un secco comando, al quale gli indigeni ubbidirono: alcuni di loro mi immobilizzarono, altri presero Vanessa e la fecero sdraiare su una roccia piatta, alta circa un metro, e coperta da una pelle di leone. Temetti che volessero eseguire un sacrificio umano, ma la vecchia bianca mi fece un cenno di stare tranquillo.


"Ora le verrà data la medicina", disse la vecchia traducendo un solenne annuncio dello stregone.


Il capo sollevò il drappo di pelle che copriva l'inguine di mia moglie, esponendo davanti a tutti la sua figa perfettamente depilata.
Mentre due neri da ogni lato le tenevano ferme gambe e braccia, ed uno le teneva ferma la testa, il capo prese alcune foglie di una pianta urticante, e le applicò con fermezza sul pube e sui seni di mia moglie.
A quanto capii, il trattamento la fece gridare non tanto per il dolore, che era abbastanza sopportabile, quanto per l'umiliazione, per la profanazione del suo corpo davanti a tutti.

Poi il capo cessò il trattamento. Seni e pube di Vanessa erano visibilmente arrossati, e anche un po' gonfi.


Uno degli indigeni portò una ciotola allo stregone, ed egli iniziò a spargerne l'oleoso contenuto sul corpo nudo di Vanessa.


All'inizio si dedicò ai seni, con particolare attenzione ai capezzoli, che ricambiarono le attenzioni ricevuto inturgidendosi in modo evidente.
Poi le mani dello stregone scesero, percorrendo il bacino di mia moglie, l'ombelico, e giungendo infine alla sua vagina, che l'uomo carezzò dapprima superficialmente, togliendo il dolore causato pochi minuti prima dalle piante urticanti, e poi un po' più a fondo.

Anche lo stregone, per quanto non fisicamente possente come i membri più giovani della tribù, era alto quasi due metri, e le sue mani erano proporzionate: ecco perché non mi stupii affatto quando Vanessa, delicatamente masturbata dall'uomo, iniziò a gemere di piacere.

Mia moglie sapeva che non avrebbe potuto fare niente per opporsi, per cui si stava lasciando andare.

Due giovani donne si avvicinarono a Vanessa, e iniziarono a succhiarle voracemente i capezzoli, facendola gemere ancora di più. Notai che i due uomini che le stavano tenendo ferme le braccia si erano silenziosamente allontanati, perché avevano capito che non c'era rischio che mia moglie tentasse di fuggire.

Poi altre due donne si avvicinarono, e carezzarono i piedi, le gambe e l'inguine di mia moglie, prendendo il posto degli uomini che prima le avevano tenuto immobilizzate le gambe… e poi si dedicarono al suo piacere.

Mia moglie era nuda, a gambe aperte, mentre due indigene stavano stimolando i suoi seni e altre due di loro la stavano baciando, leccando e masturbando davanti a tutti… e mia moglie si stava lasciando andare sempre di più… finché, inevitabilmente, iniziò a godere.
Le indigene accelerarono il ritmo del loro massaggio erotico, facendole raggiungere un potente orgasmo. Era spettacolare vedere mia moglie inarcarsi sotto il tocco di quattro donne di colore, mentre gemeva, fino a concludere con un potente grido liberatorio.

Dopo qualche istante, il capo spalmò ancora dell'unguento sul corpo di mia moglie, questa volta assolutamente libera nei movimenti e quindi consenziente, e poi le quattro donne ricominciarono a leccarla e a baciarla, fino a farla godere di nuovo.

E poi ancora.

E ancora.

E ancora.

Poi vidi che lo stregone mise alcuni insetti in un mortaio, li pestò, e poi introdusse la poltiglia che aveva ottenuto nella figa, ormai fradicia, di mia moglie.

Mia moglie, esausta per i cinque orgasmi, riuscì appena a dire che sentiva un calore nella figa e nella pancia, ma subito dopo le donne della tribù tornarono a dedicarsi al suo corpo, facendola venire ancora una volta.

Ma questa volta ci fu qualcosa di ancora più strano: mia moglie venne emettendo un grido molto più gutturale del solito. Sembrava una cavernicola.

Poi le donne che si stavano dedicando al suo sesso non si limitarono più a penetrarle la vagina con le dita mentre le stuzzicavano il clitoride: iniziarono a stimolarle anche l'ano, che era stato abbondantemente lubrificato dall'unguento e dagli umori di mia moglie.

Mia moglie urlò di piacere ancora più forte di prima, ma questa volta le indigene non le dettero nemmeno il tempo di riprendere fiato, e continuarono a masturbarla e a farla godere in modo sempre più intenso finché, dopo il decimo orgasmo, dalla figa di mia moglie iniziò ad uscire un piccolo flusso di un liquido scuro. Probabilmente la poltiglia degli insetti schiacciati prima misti agli umori di mia moglie, pensai.

Lo stregone gridò qualcosa che la vecchia tradusse con "Magia!".
Le donne alternarono le loro bocche sulla figa di mia moglie, leccandola e ripulendola dagli umori, dovuti all'immenso piacere che aveva provato quella notte, e dal liquido scuro che stava gocciolando.

In quel momento mi accorsi che nemmeno io ero più tenuto fermo dai neri. Mi avvicinai a mia moglie che, quasi svenuta, a fatica riuscì a rialzarsi.

Le tremavano le gambe, la sorressi e la accompagnai fino alla capanna, dove si sdraiò e si addormentò immediatamente.

Pensai per diversi minuti a quello che era appena successo e poi, con molti dubbi in mente, mi addormentai vicino a Vanessa.


Il mattino dopo Vanessa ed io ci svegliammo in condizioni diverse: io ero intorpidito, forse perché non avevo riposato bene a causa delle intense emozioni provate, mentre Vanessa era carica di energia, direi raggiante.

Sentii che, sulla porta della capanna, stava parlando con la nostra interprete, che le spiegava che le regole della tribù vietavano la violenza sessuale, ma che in alcuni casi era possibile vietare anche rapporti sessuali consenzienti: e, nel nostro caso, a Vanessa e a me era stato imposto questo divieto.

Era una cosa che aveva a che fare con il rituale della sera prima: non bisognava che il calore magico che le era stato introdotto nella figa si disperdesse.
Salutai l'interprete e le dissi che avrei portato pazienza, e che probabilmente Vanessa, dopo aver goduto così tanto la sera prima, avrebbe potuto aspettare prima di fare sesso con me.

La mattina trascorse tranquillamente: Vanessa aiutò le indigene a preparare i pasti e io aiutai i maschi della tribù nella costruzione della zattera, come se la sera prima non fosse avvenuto nulla di particolare.

I lavori continuarono dopo pranzo e, nel tardo pomeriggio, Vanessa fu chiamata dallo stregone.

Con l'aiuto della interprete, lui disse a mia moglie che il rituale era andato bene, ma non volle darle ulteriori dettagli.
Aggiunse che, per completarlo, il suo corpo andava purificato e, vincendo le sue deboli resistenze, la convinse a sottoporsi ad una specie di clistere: usando una lunga canna, lo stregone aspirava un liquido bianco da un recipiente, e poi soffiava per spingerlo nell'ano di mia moglie.
Dopo qualche minuto, chiese a Vanessa di liberarsi, e mia moglie svuotò completamente l'intestino.

Poi andammo tutti a fare il bagno nel fiume. Le donne della tribù lavavano accuratamente il corpo di mia moglie, e vederle toccare i seni, la figa e l'ano di Vanessa facendola gemere davanti a tutti in pieno giorno senza che lei facesse la minima opposizione fu, di nuovo, molto eccitante.


Tornammo al villaggio per la cena e, sorprendentemente, lo stregone disse che quella sera Vanessa doveva digiunare, per rimanere pura.

Vanessa si sedette pazientemente accanto a me, in attesa che ricominciassero i balli… e forse gli stessi giochi sessuali della sera prima! Le chiesi se voleva fare il bis, e lei rispose maliziosamente "Perché no?". Immaginarla mentre godeva per opera delle indigene mi fece venire una immediata erezione.


Però... improvvisamente, un imprevisto. Una cosa sconvolgente.
Mia moglie si alzò di colpo in piedi, di fronte a me, si mise la mano davanti alla figa e si tastò con un dito. Era bagnata, vischiosa. Annusò la sostanza proveniente dalla figa, e poi la fece annusare a me.

Le dissi "Vanessa! Tu stai ovulando!".
Lei rispose "Allora ecco cos'era il rituale magico! Non sono più in menopausa: mi hanno reso di nuovo fertile!".

Non ci eravamo accorti che, mentre parlavamo, lo stregone si era avvicinato a noi. Con delicatezza ma con fermezza afferrò la mano di mia moglie, la annusò, e poi indicò la luna e disse qualcosa che fu accolto con un boato di gioia da parte della tribù.


Due neri mi afferrarono e mi fecero capire che dovevo stare fermo, mentre mia moglie veniva di nuovo condotta e fatta sdraiare sulla roccia dove era avvenuto il rituale la sera prima.
Notai subito una differenza: questa volta, anziché sollevarle il drappo di pelle, le indigene glielo tolsero.

Mi aspettavo che questa volta la facessero godere senza preoccuparsi di tenerla ferma, visto che la sera prima lei si era rivelata consenziente, ma invece quattro muscolosi neri rimasero a fianco di Vanessa, tenendole ferme braccia e gambe.

E poi ci fu un'altra differenza: anziché le indigene, a occuparsi del corpo di mia moglie fu lo stregone. Prima avvicinò un serpente alla figa di mia moglie, già bagnata per l'eccitazione e l'ovulazione, e la lingua dell'animale la sfiorò facendola gemere.
Poi si sostituì al serpente, leccando superficialmente il clitoride e le labbra della figa di mia moglie, facendola eccitare ancora di più.
La portò due volte con la lingua sull'orlo dell'orgasmo, e due volte si fermò prima che mia moglie potesse venire.

Poi fu affiancato da una indigena, che stimolò delicatamente il sensibile ano di mia moglie mentre lo stregone le leccava la figa e succhiava il clitoride. Mia moglie si contorceva, si inarcava, ma anche questa volta l'azione si interruppe prima che lei potesse godere.

Poi due indigeni (maschi, questa volta) si misero a fianco di Vanessa, e si dedicarono a baciarle, succhiarle e mordicchiarle i seni.

Mia moglie era allo stremo: gli stimoli sulle tette, nel culo e nella figa la stavano facendo impazzire. Aveva un disperato bisogno di avere un orgasmo, ma questa sorta di tortura si fermava sempre prima che lei potesse godere.

Tutto ciò andò avanti per diverse decine di minuti, con mia moglie che implorava di farla venire, scoppiava in lacrime ogni volta che i suoi "carnefici" si fermavano, e gridava come se la stessero squarciando quando ricominciavano a carezzarla e a stuzzicarla.

Vanessa era a pezzi. Io provai con tutte le mie forze a liberarmi, ma fu inutile.

Ad un certo punto, lo stregone sembrò accorgersi dei miei sforzi, e disse qualcosa che l'interprete tradusse "Tua moglie oggi potrà godere, ma solo con la penetrazione. Dopo il rituale, lei non può fare sesso con il marito per altre tre ore ma, se lei vuole, può godere subito con la mia tribù. Se lei non vuole, abbiamo bisogno del tuo permesso".

Vanessa gridò "Non farlo, non posso farmi penetrare: rimarrei incinta! E poi ha parlato della tribù… Vogliono che io mi faccia scopare da tutti!".

Lei resisteva, e io resistetti.
Rimasi a guardarla mentre si contorceva per alcuni minuti, finché alla fine temetti che, stremata da questa specie di tortura, potesse avere un infarto.

Potevo sopportare che rimanesse incinta di un altro uomo, ma non che morisse davanti ai miei occhi.

Dissi allo stregone: "Per me va bene".

Vanessa gridò "Nooooo!!!", ma ormai non si poteva più tornare indietro. Lo stregone la penetrò immediatamente a fondo, lei provò il più intenso orgasmo della sua vita, accompagnato da un incredibile getto di squirt, e poi lo stregone continuò a scoparla per una decina di minuti durante i quali lei raggiunse altri tre orgasmi… e alla fine il vecchio, con un grugnito selvaggio, godette dentro di lei.

Dietro di lui, si era formata una coda di indigeni: i primi furono i ragazzi più giovani, le cui penetrazioni duravano pochi minuti, ma che scaricavano dentro di lei notevoli quantità di sperma.

Poi toccò agli uomini adulti: ognuno di loro riuscì a fare godere mia moglie altre due o tre volte prima di depositare il proprio nettare dentro di lei.

La scoparono per diverse ore.

Mia moglie era fuori di sé.
Gli indigeni mi liberarono e mi consentirono di avvicinarmi a lei. Mi gridò "Scopami, amore, scopa la puttana dei negri!". Immersi il mio cazzo nella sua figa, un vero e proprio lago di sperma e di umori, e godetti quasi subito insieme a lei. Continuai a scoparla senza fermarmi, e venni ancora una volta.

I neri mi allontanarono: la sequenza doveva ricominciare, e di nuovo i giovani ragazzi della tribù scoparono mia moglie sul tavolo.
Poi toccò di nuovo agli adulti: mia moglie fu liberata, visto che ormai non aveva intenzione di resistere, e fu scopata per terra. Vidi, con enorme eccitazione, che non solo lei si faceva scopare nel lago di sperma che si era formato sotto il suo corpo, ma che baciava in bocca con passione il nero che era di turno in quel momento.


Improvvisamente, dall'oscurità emerse un nero gigantesco, che sicuramente non avevamo visto la sera prima.

Il gigante fece girare a quattro zampe mia moglie, le penetrò l'ano con un dito bagnato con la pozzanghera di umori e sperma che era per terra, poi due dita…
Poi, lentamente, ma incurante delle urla di dolore di mia moglie, la sodomizzò con il suo enorme cazzo nero.
Dopo averla penetrata fino in fondo, rimase fermo un paio di minuti per darle tempo di rilassare i muscoli, e poi iniziò a incularla, con velocità sempre più alta.

Le urla di dolore di mia moglie, poco per volta, vennero sostituite da gemiti di piacere.
Vanessa si stava masturbando mentre il gigante la inculava.
Non fu una sorpresa sentirla gridare di piacere per un terrificante orgasmo anale, proprio nel momento in cui l'uomo le riversò nel culo un mare di sperma.

Poi mia moglie si accasciò esausta. Ma il gigante non aveva ancora finito con lei: malgrado l'eiaculazione, aveva ancora una immensa erezione, perfettamente verticale.
Il nero si batté il petto, sollevò mia moglie come un fuscello tenendola per le ascelle e la fece lentamente scendere, in modo che l'ano ormai aperto di Vanessa si impalasse nuovamente sull'enorme cazzo nero.

Vanessa rovesciò gli occhi all'indietro: non aveva più alcuna forza per reagire. Il nero la stava usando, sodomizzandola mentre la sollevava e la abbassava.

Nel frattempo un altro indigeno si avvicinò, e penetrò la figa di mia moglie, che si trovò a provare una doppia penetrazione sospesa per aria.
L'uomo davanti a lui avvicinò la sua bocca a quella di mia moglie, e i due si baciarono, mentre il gigante dietro di lei le leccava le orecchie, durante il rapporto a tre.

Poi mia moglie iniziò a squirtare come una fontana, e i due neri vennero contemporaneamente dentro di lei.

La fecero scendere dalla sua posizione sollevata, e mia moglie si sdraiò a terra a pancia in giù, sempre più stordita.

Un nero, che si era seduto a terra pochi metri più avanti per gustarsi la scena, le sorrise e le fece il gesto di avvicinarsi.

Mia moglie ormai era come in trance, come un animale da monta quasi privo di coscienza.
Gattonò fino a lui e, senza bisogno che comunicassero in alcun modo, lo spinse debolmente all'indietro. Il nero si sdraiò a pancia in su, e mia moglie impalò la sua figa già devastata sull'ennesimo cazzo nero.
Pochi istanti dopo un altro nero le si avvicinò da dietro, e Vanessa ebbe la sua seconda doppia penetrazione.


Il tutto durò fino al mattino, con piccole interruzioni: di tanto in tanto comparivano alcune indigene che si dedicavano al corpo di Vanessa solo con la bocca, per darle qualche minuto di piacevole pausa.

Durante quella notte, io potei solo alternarmi, di tanto in tanto, tra i neri che possedevano mia moglie. Qualcosa, dentro di me, sperava che, se mia moglie era rimasta incinta, per qualche incredibile miracolo il padre fossi io.


I successivi tre giorni lo stregone sentenziò che il bambino (quale bambino?) doveva essere nutrito, per cui a mia moglie furono risparmiate le orge: la tribù si limitò ad una lunga serie di rapporti orali: la fecero godere con la lingua, e lei ricambiò volentieri con numerosi pompini, ingoiando tutto lo sperma possibile.






L'ultimo giorno, la zattera era finalmente pronta.
Salutammo gli indigeni, che ci chiesero di non raccontare a nessuno dell'esistenza loro tribù… e, tutto sommato, ci sentimmo in dovere di ringraziarli per averci salvato e per avere ridato la fecondità a Vanessa.
Dovevamo ancora verificare gli effetti del rituale, però dovevamo ammettere che loro avevano rispettato la loro etica: non avevano imposto rapporti sessuali a nessuno.


Per il ritorno, dovemmo semplicemente seguire la corrente, aiutandoci con un semplice timone, e nel giro di poche ritornammo al punto di partenza, perfettamente in tempo per prendere l'aero che ci riportò a Zanzibar.


Vanessa era molto pensierosa e silenziosa: non riuscivo a capire cosa avesse in mente.

Solo dopo essere scesi dall'aereo ed essere stati riportati al nostro albergo, mia moglie sembrò riprendersi.

Mi disse "Andiamo in piscina!" e lì, appena arrivata, disse qualcosa sotto voce al bagnino di colore, che si fece sostituire da un collega e seguì mia moglie nella nostra camera da letto dove, come è facile immaginare, fecero sesso davanti a me.


Dopo aver iniziato nella posizione del missionario, Vanessa volle cavalcarlo, e si impalò a lungo e a fondo in quel bel cazzo nero...



Quando il nero le chiese"Vanessa, I am about to come! Shall I pull out?" ("Sto venendo: lo tiro fuori?"), lei gli rispose "Don't even try it! Come inside my pussy!" ("Non provarci neanche! Vienimi nella figa!").

E la cosa non mi sorprese affatto.





La sera Vanessa si ripetè, ma questa volta realizzò la fantasia erotica con i due neri che lavoravano al bar. Doppia penetrazione, sempre senza preservativo…



Anche con me, in quei giorni di vacanza, Vanessa era molto appassionata nel fare l'amore.





Naturalmente mi chiedevo cosa sarebbe successo al nostro ritorno: che risultato avrebbe dato il test di gravidanza? Cosa avremmo fatto?
Eppure in quei giorni mi piaceva così tanto fare l'amore con lei e guardarla mentre lo faceva con altri, che non pensai a parlarle di questo mio dubbio.



Nel frattempo sono passati diversi mesi. Mia moglie, come potete immaginare, è rimasta incinta e ha deciso di tenere il bambino, chiunque ne sia il padre.

E io sono d'accordo con lei.




In questo periodo, Vanessa ed io non abbiamo mai usato il preservativo. Lei ha continuato a fare sesso con me... e anche con altre persone, possibilmente di colore




La cosa è andata avanti anche quando la pancia è diventata più evidente...




















Secondo l'ecografia, il bambino è perfettamente sano.
Non sappiamo il colore della sua pelle ma, di qualunque colore sia, lo accetteremo.



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